Raffaella Carrà, il suo caschetto è stato immortale: lo portava per questo motivo | È molto triste
La recente scomparsa di Raffaella Carrà, indimenticabile icona della televisione italiana, non ha risolto un piccolo mistero alla base della sua personalità: perchè la Carrà adottò sempre lo stesso taglio di capelli, quell’inconfondibile caschetto biondo?
Raffaella Carrà rappresenta l’esempio perfetto di un personaggio televisivo che diventa icona politica: una showgirl, cantante, ballerina, conduttrice e attrice divenuta donna simbolo per il mondo della tv e non solo. Un lascito importante, tanto più a seguito della sua scomparsa lo scorso lunedì 5 luglio 2022, all’età di 78 anni.
Uno degli elementi maggiormente distintivi di Raffaella Carrà è sempre stato il caschetto biondo: un taglio perfetto, simmetrico e lucente, raffigurante una capigliatura quasi geometrica nella sua bionda perfezione.
Ma come mai Raffaella Carrà portava una simile capigliatura? Cosa la spinse a tenere lo stesso, identico, taglio durante l’intero arco della propria ultradecennale carriera? Sicuramente il caschetto biondo era un simbolo della sua identità, un importante appendice della sua personalità.
Con il tempo molti si sono interrogati sul perché del mitico caschetto; non è mancato chi affermava che fosse un’operazione di marketing. Sembra tuttavia come, al nocciolo, alla Carrà semplicemente quel caschetto biondo piacesse davvero tanto e che non ci fossero particolari motivi dietro la scelta.
Qual era il segreto dietro il caschetto della Raffaella Carrà?
Eppure c’era un altro segreto dietro quel biondo caschetto, spesso color platino; ed era il colore naturale della Carrà, in realtà una chioma riccia e assai scura. Fu l’abile Vergottini a sforbiciarlo e a trasformalo, negli anni dal ’60 al ’90, in un lob di successo, pronto a danzare al ritmo di Ballo Ballo, volare sulle note di Tanti Auguri, a muoversi sensualmente al passo di Tuca Tuca.
“Se penso a quel carré non ricordo un taglio di capelli, uno stile che sia sopravvissuto così a lungo nella memoria delle persone” racconta Jill Vergottini nel suo libro Mi Raccomando la Frangia (Ed. Add).
Specificatamente Celeste Vergottini realizzò il caschetto biondo nell’anno 1969, agli albori delle grandi rivoluzioni femminili e della controcultura. Rappresentò un salto importante nel mondo della moda: da ore di messa in piega con i bigodini in testa, a un’asciugatura veloce, pratica ed efficace. In altre parole: emancipata.
Raffaella Carrà lo adottò a volte corto, altre volte lungo, con frangia dritta, bombata o aperta: mille diverse varianti dello stesso taglio, reso proprio dalla Carrà popolarissimo e ampiamente diffuso anche tra chi meno seguiva la moda.